Avevo anche cominciato il volontariato in reparto, sotto l’ala protettrice di Valeria, che mi ha introdotto anche nella conoscenza degli altri volontari, ma purtroppo il Covid ha interrotto questa attività e mi è dispiaciuto molto, mi manca il contatto con le persone che è sempre stato l’essenza della mia vita.
Già da piccola volevo fare il medico (forse allora era l’idea romantica del medico) ma comunque penso che fosse l’unica cosa che desideravo fare e fortunatamente ho potuto realizzare il mio desiderio. Ho svolto il mio impegno di medico come volevo e quando non mi è stato più possibile ho deciso di dedicare il mio tempo ad altre persone che avevano bisogno, perché l’unica cosa che mi mancava alla fine della mia attività erano i miei pazienti.
Ora sono in una condizione privilegiata perché posso avvicinarmi al letto dei malati senza la preoccupazione di cercare e trovare la terapia giusta per loro, ma posso vivere con loro solo la parte “buona” ossia l’ascolto e l’aiuto, anche per quelle piccole cose quotidiane che, specie per i pazienti ricoverati che non possono uscire, sono comunque importanti. Ho parlato di parte “buona” se così si può dire, perché quando ci si confronta con la parola tumore di buono c’è ben poco; possiamo trovare solo dentro di noi la forza per sperare, combattere e vivere come meglio possiamo quello che ci viene concesso.
A parte il lavoro che mi ha messo tante volte davanti a questo problema, anche una serie di vicissitudini familiari mi hanno spronato a non arrendermi mai e a trovare sempre la voglia di continuare a vedere il sole e tutto quello che c’è di bello attorno a noi.
Faccio diverse attività di volontariato ma spero di poter ricominciare presto ad andare in reparto perché mi manca e sapere che ci sono malati chiusi là dentro, in uno dei momenti più brutti della loro vita, e non poterli aiutare mi intristisce veramente.
Ringrazio AIL per l’opportunità che ci offre per renderci utili ora e anche per le attività e i progetti che porterà avanti in futuro.