L’onco-ematologia è stato sempre per me un ambiente familiare.
Ho lavorato come informatrice in questa disciplina per 33 anni e mai avrei immaginato di trovarmi dall’altra parte della scrivania del medico, non per esporre le caratteristiche dei miei farmaci, ma per mettere a punto il mio percorso di paziente.
Devo dire che dopo qualche giorno di smarrimento e confusione, nascondendo tutto a mia madre che essendo molto anziana avrebbe sofferto tantissimo, ho preso la mia vita di ammalata in mano e con determinazione e coraggio ho iniziato a sottopormi a tutti gli esami di routine per pianificare il trattamento.
Non ricordo il periodo della chemio come un evento triste o doloroso, stavo bene, non avevo nausea, mangiavo quello che volevo e il mio viso era piacevolmente, grazie al cortisone, tondo e senza rughe!
Andavo in sala terapia vestita al meglio, truccata, e con una parrucca ramata. Ricordo le infermiere che amichevolmente mi chiedevano se andavo a teatro…ebbene sì, era come assistere ad uno spettacolo a cui forzatamente partecipavo, ma con la consapevolezza che il finale sarebbe stato un successo!
Tutto è andato bene, ed ora sono in remissione completa da 3 anni.
Un anno e mezzo fa mi sono sentita in dovere di fare qualcosa per AIL e mi sono messa a disposizione sia per partecipare ai banchetti che come accompagnatrice per i pazienti che non hanno nessuno che li porti in ospedale.
La gente che accompagno è assai variegata, ma il comune denominatore è la solitudine a volte ancora più grave della malattia, quindi la possibilità di assisterli anche con commissioni a domicilio mi entusiasma!
Quello che facciamo noi volontari è soltanto “una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno” (Madre Teresa di Calcutta).
Gloria Bosi – Volontaria AIL